1867: Carlo Rognoni

Carlo Rognoni (1828-1904) fu l’agronomo parmigiano che per primo sperimentò e introdusse nella rotazione agraria la coltura del pomodoro. Appassionato agricoltore quale era, iniziò la coltura  a pieno campo del Riccio di Parma a “la Mamiana”, il suo podere di Panocchia. Sotto la sua direzione nel fabbricato colonico tuttora esistente chiamato “la Conservera” realizzò la prima conserva dura in pani.

Egli comprese, con geniale intuizione, che lo sviluppo alla coltivazione del pomodoro sarebbe stato possibile solo creando e sostenendo l’attività di trasformazione del pomodoro in conserva.

Con orgoglio e determinazione si adoperò per convincere gli agricoltori  dei buoni risultati dei suoi studi. Divulgando  i progressi dei raccolti ottenuti divenne guida per tutti coloro che, spronati dal suo esempio,  furono invogliati a seguire il suo cammino e a superare tutte le difficoltà in cui versava l’agricoltura  alla fine dell’800.

Il professor Carlo Rognoni (1828-1904)

La Cattedra Ambulante

I Comizi Agrari e le Cattedre Ambulanti furono le due istituzioni che ebbero il ruolo fondamentale di sconfiggere la carenza di istruzione agraria nella nostra provincia. Infatti  grazie al loro costante lavoro e insegnamento le tecniche agricole e il progresso  si svilupparono in ogni ramo dell’agricoltura. Molte le pubblicazioni sulla stampa di settore e altrettanti  i  sopralluoghi  nei campi anche dei piccoli agricoltori, che in questo modo ottenevano consigli pratici e istruzioni su quali concimi utilizzare, come guarire malattie di piante e animali, quali sementi sperimentare o quali strumenti  utilizzare per la coltivazione della terra.
Una lezione dell’agronomo della Cattedra Ambulante di agricoltura in un podere parmense agli inizi del ‘900.

Dai vasi di cristallo
alle scatole di latta

Il progresso tecnologico e lo sviluppo industriale portò  gli uomini dell’800  ad affinare anche le tecniche per la conservazione duratura  dei cibi.

Fu un pasticcere francese, Messieur Appert, che nel 1810 vinse un concorso per la fornitura di cibi conservati alle truppe napoleoniche: riscaldando in acqua bollente e chiudendo poi ermeticamente  i vasi di vetro  in fase di bollitura, il cibo “sottovuoto” poteva rimanere come fresco e duraturo  nel tempo.

Poiché però il trasporto e l’utilizzo del vetro su larga scala avevano evidenti aspetti difficoltosi,  non passò tanto tempo  che un inventore inglese realizzò le scatole in banda stagnata ed un suo concittadino nel 1855 brevettò l’apriscatole.

E così, dalla prima conserva nera custodita in carta oleata e riposta per qualche tempo nella dispensa, si giunse in pochi decenni all’utilizzo delle nuove tecniche di conservazione e confezionamento.

Lo stesso Prof. Carlo Rognoni partecipò all’EXPO di Parigi del 1878 presentando la prima conserva di pomodoro, sia in pani che in vasi di cristallo.

Bottiglia di sterilizzazione dell’inventore Nicolas Appert (1749-1841)

Le caratteristiche della tomaca Riccio di Parma

Il pomodoro Riccio di Parma è una varietà molto antica; in passato denominata anche in altri modi (Nostrano, Rosso Grosso, etc.) oggi viene identificata come una popolazione di pomodori simili tra loro, frutto di selezioni avvenute nel corso dei decenni. Le prime selezioni furono effettuate dal prof. Carlo Rognoni e sono poi continuate fino ai giorni nostri per opera degli agricoltori custodi che ne hanno mantenuto il seme.

A differenza di altri pomodori, il pomodoro Riccio di Parma è caratterizzato dalla presenza delle solcature e dalla “spalla” verde, caratteristiche che l’industria conserviera ha considerato come difetti tecnologici, contribuendo così al suo abbandono.

Illustrazione del Pomodoro rosso grosso nostrano (1910 circa)

1950: l’Abbandono

Le esigenze del profitto della industria conserviera portarono ad un forzato e completo abbandono delle varietà locali a favore di varietà estere, preferite unicamente per la loro “ idoneità” alla lavorazione industriale.

Si lamentava l’ eccessiva acidità della varietà locale e la sua difficoltà al trasporto per la buccia sottile. Così le caratteristiche del Riccio di Parma come le solcature e la “spalla” verde furono considerati solo come difetti dall’industria conserviera. Dagli anni ’80 inoltre la scelta ricadde completamente su pomodori che permettevano la coltivazione senza sostegni e la raccolta meccanizzata.

Le nostre varietà locali vennero sopraffatte dalle varietà “da concentrato”, tanto che il Riccio di Parma tornò agli orti privati per il suo consumo fresco o per la conserva casalinga. E si sarebbe completamente estinto se non ci si fossero stati gli agricoltori custodi.

Cassette colme di pomodoro accatastate in carraia e pronte per essere trasportate in fabbrica a Felino.

2017: l’Antico Pomodoro è tornato

Il nostro grazie va a quegli agricoltori custodi delle antiche tradizioni agricole che hanno salvato dall’estinzione il Riccio di Parma con la preziosa conservazione dei suoi semi e che con orgoglioso senso di appartenenza alla loro terra hanno intrapreso questo cammino, coltivando in questo anno solare 2017 ben 42.500 piantine secondo il sistema con sostegni.

E’ così, proprio come 150 anni fa, che il sistema coi sostegni permette alle foglie di catturare in modo omogeneo i raggi solari, ai frutti di crescere più vigorosi e sani, all’uomo di curare il benessere della pianta…E a noi di gustare il Riccio di Parma raccolto da mani esperte solo quando raggiunge la sua maturazione naturale.

Il recupero della coltivazione del Riccio di Parma diventa per tutti noi il miglior modo per festeggiare e celebrare il 150° anniversario dalla data in cui il Professor Carlo Rognoni introdusse nella rotazione agraria la coltivazione del Riccio di Parma.

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